Inclinandoci costantemente da un punto fisso in alto, scendiamo addosso al faro, incapacitandolo. A sua volta, piove. SCOTT ARSIGNE, 30 anni, affamato, e angoscioso, posa un borsone ingombrante su un gradino arbitrario, a poco più della metà della spirale della scala a chiocciola. Si ferma, respira e si guarda intorno. SCOTT Ma come hai fatto ad acquisire un posto del genere? Un comodo colpo di fulmine rivela, purché brevemente, il ghigno diviso e combattivo di un uomo: E.K., 29 anni, ben vestito, e con una postura abbastanza ampia da confermare una forma di proprietà dell'edificio. Vedendo che Scott si è fermato, E.K. si gira e lo guarda, con fare deluso. Considera la questione con un lieve senso di disprezzo. E.K. Hm. Con creatività, suppongo. SCOTT E questo che vuol dire? E.K. si gira. E.K. Vai, cammina. Scott sospira e prende le sue cose. Entrambi camminano, sempre più in alto. E.K. Vuol dire che il bello degli edifici abbandonati è che non c'è bisogno di “acquisirli”, e che la parte difficile è localizzarli. Le città ne sono piene zeppe, ma nei piccoli centri bisogna improvvisare di più. Le case, soprattutto qui, tendono a non rimanere deserte. Una tenda nel bosco, un fienile abbandonato, qualche parco acquatico abbandonato... fari dismessi. Mi sembra che con questo posto hai avuto fortuna. SCOTT Trasferirsi mi pare una seccatura e basta. Stavo bene dov'ero. E.K. Volevi di più da me, l'hai ottenuto. Puoi farcela. SCOTT Volevo-- mi servivano soldi. E.K. Il che significa più lavoro, il che significa venire qui. Continuano a salire. E.K. ...Senti, bimbo, mi dispiace. Se si tratta di-- SCOTT Non si tratta. E.K. è a disagio. Non gli è mai piaciuto quando Scott si fa valere. E, a dire il vero, non gli è mai piaciuto il buio. Cristo, se è buio. E.K. raggiunge il gradino più alto, entrando nella sala del faro senza esitare. Scott lo segue. E.K. Eccoci qua. Scott posa il borsone sul pavimento e recupera una torcia. Con un clic, l'accende e rivela la stanza con mosse scattanti: polverosa, brulicante di ragnatele e senza vita, esistente radialmente rispetto ad una grande lanterna di vetro al centro perfetto di tutto. Quando la luce la colpisce con un certo angolo, la stanza è momentaneamente completamente bianca. E.K. L'hai avuta per tutto il tempo? Perché non l'hai accesa? SCOTT Volevo risparmiare batteria. E.K. Tipico. Pausa. Con la bocca che forma l'implicazione di un "oh", Scott apre la cerniera del borsone e prende un piede di porco arrugginito. Lo porge a E.K., la cui mano lo brandisce istintivamente. E.K. Dovresti indietreggiare, di sicuro. SCOTT E tu? E.K. Io starò bene. E.K. tira indietro il braccio, dando a Scott giusto il tempo di tornare in punta di piedi fuori dall'inquadratura. Poi, col sussulto di Scott, lo sentiamo sfogarsi. A meno di un giro completo di scale dal pavimento della stanza del faro, c'è una finestra. Scott appoggia lì la mano, guardando la sagoma scura della sua macchina, sentendo il rumore di vetri rotti. Scott sospira. E.K. (da sopra) Fatto! Mentre Scott si alza, facciamo una panoramica attraverso il pavimento, coperto da schegge di vetro. Il telaio del faro è intatto. E.K., con in mano un'altra identica, porge a Scott una sega alternativa portatile. Scott la lascia in sospeso, prima afferrando e indossando un paio di spessi guanti protettivi. Poi la prende. In una sorta di duetto coreografico, distruggono lo scheletro di metallo che tiene la lente attorno alla lanterna. I pezzi più grandi sono lanciati dal balcone, mentre quelli più piccoli restano a terra. Solo il bulbo, piccolo e dormiente in un nido metallico, rimane. Il pavimento è ricoperto di vetro e ossa di metallo, e la stanza, a parte i due, ora è vuota. Scott punta la torcia a terra. SCOTT Resterai? E.K. Non se significa che devo pulire per terra. SCOTT Preferirei che tu fossi sincero, per favore. Il disagio ritorna. Perché parla in quel modo? Questo fa... arrabbiare E.K. No, non è giusto. Ci si arrabbia solo quando qualcuno ha potere su di te, pensa. Ergo, mai. E.K. si sposta. Scott si prepara a ripetere la domanda, respirando. E.K. Non ci conto. SCOTT Perché? E.K. Beh, devo fare delle cose. SCOTT Urgenti? Pausa. E.K. Ti serviva altro? SCOTT Beh... Si vede che non è sicuro. SCOTT Sarebbe carino avere dell'aiuto. E.K. Con cosa, in particolare? SCOTT Non saprei. E.K. Beh allora! E.K. scosta il vetro e appoggia una mano sulla ringhiera sopra le scale. Si rivolge a Scott per pronunciare alcune ultime parole. Scott gli da le spalle, la torcia puntata a terra, e fissa fuori. E.K. (andante) Io... Innervosito, inizia a camminare. Scott continua a guardare fuori, la sua attenzione si è completamente scissa da questa conversazione, da questa stanza. Come se aspettasse che si allontanasse, guarda la sua macchina con reverenza o sospetto. Cosa c'è là dentro?
ci sei tu.

E.K. Addio, Scott. SCOTT Almeno ti importa? Pausa. Merda. E.K. Di... te? Probabilmente no. SCOTT (con fiducia improvvisa) Di qualunque cosa. Della gente nel tuo impero. E.K. Cosa?

SCOTT Almeno ti importa? Ha un senso per te tutto questo?

Almeno ti importa? Ha un senso per te tutto questo?

almeno ti importa? ha un senso per te tutto questo?
No.
Sì, tutto.
Eh.
e a te?
Ma certo.